È il 39esimo giorno di guerra: sono oltre 12 mila i morti palestinesi, secondo Hamas; 1200 quelli israeliani. L’Idf, le Forze di Difesa Israeliane, hanno riferito che diversi razzi sono stati lanciati dal territorio libanese verso Israele nella tarda serata di lunedì 13 novembre: uno di questi è stato intercettato dal sistema di difesa missilistico mentre gli altri missili sono caduti tutti in aree aperte. È quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz. Sempre l’IDF ha riferito che Israele ha attaccato le infrastrutture terroristiche di Hezbollah nel sud del Libano in risposta al lancio di razzi contro Israele.
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L’ospedale al-Shifa a Gaza City «trasformato in cimitero»
Si aggrava la situazione dell’ospedale al-Shifa a Gaza. L’impossibilità di seppellire i cadaveri dei pazienti morti sta trasformando la struttura in un cimitero. Lo ha detto il portavoce dell’Oms Christian Lindmeier. Secondo il portavoce circa 600 persone si trovano ancora all’interno della struttura. «Intorno all’ospedale ci sono cadaveri di cui non è possibile prendersi cura o nemmeno seppellirli o portarli in qualsiasi tipo di obitorio», ha detto, aggiungendo: «L’ospedale non funziona più come dovrebbe. È quasi un cimitero».
Idf: «La nostra guerra non è contro il popolo di Gaza»
«Stiamo facendo tutto il possibile per ridurre al minimo i danni ai civili, assistere nell’evacuazione e fornire forniture mediche e cibo. La nostra guerra non è contro il popolo di Gaza». È il messaggio postato sui social dalle Forze di difesa israeliane che mostrano in un video le incubatrici per neonati destinate all’ospedale al-Shifa. «Il reparto pediatrico dell’ospedale di Gaza City ha bisogno di assistenza», viene spiegato da una portavoce. «Israele è pronto ad aiutare. Abbiamo fatto un’offerta formale ai funzionari sanitari di Gaza per trasferire le incubatrici nella Striscia di Gaza per assistere il reparto pediatrico dell’ospedale di Shifa. Sono in corso grandi sforzi per garantire che queste incubatrici possano raggiungere i bambini a Gaza senza indugio. La nostra guerra è contro Hamas e non contro il popolo di Gaza».
The IDF is in the process of coordinating the transfer of incubators from a hospital in Israel to Gaza. pic.twitter.com/C8jyv0g3sE
— Israel Defense Forces (@IDF) November 14, 2023
Re Abdullah, con violazioni Israele regione può esplodere
Il re di Giordania Abdullah ha avvertito che qualsiasi scenario che includa la rioccupazione di parti di Gaza da parte di Israele peggiorerà la crisi e che le continue «violazioni» israeliane in Cisgiordania e Gerusalemme potrebbero «spingere la regione verso un’esplosione». Lo riporta l’agenzia di stampa ufficiale Petra citata dal Guardian. «Una soluzione militare o di sicurezza» non avrà successo, ha aggiunto il re, sottolineando che il conflitto ha avuto origine nell’occupazione e nella privazione dei diritti del popolo palestinese. In un incontro con esponenti politici giordani, tra cui ex primi ministri e il presidente del Senato, Abdallah ha affermato che Gaza non deve essere separata dal resto dei territori palestinesi e ha chiesto la fine della guerra e la ripresa di un processo politico basato su due principi. «Qualsiasi altro percorso finirà con un fallimento e porterà a ulteriori cicli di violenza e distruzione», ha aggiunto.
Israele, approvata norma di modifica legge antiterrorismo
Il Parlamento israeliano (la Knesset) ha approvato una legge che consente al ministro della Difesa di classificare individui o organizzazioni non israeliane come agenti terroristici, senza che siano stati precedentemente classificati da un agente straniero. Finora, il ministro della Difesa israeliano, carica attualmente ricoperta da Yoav Gallant, non aveva alcuna autorità indipendente per dichiarare individui o organizzazioni come terroristi. Inoltre, i non israeliani potevano essere considerati terroristi solo se la designazione era stata fatta da un’entità internazionale qualificata. La nuova legge, approvata dalla Knesset e che modifica la legge antiterrorismo esistente in Israele, amplia anche la definizione di terrorismo includendo le persone che partecipano attivamente al finanziamento o all’equipaggiamento di un’organizzazione considerata terroristica, anche se non sono membri ufficiali di tale organizzazione.