Secondo la tradizione popolare, il venerdì 13 è generalmente considerato una giornata funesta. Ma quali sono, esattamente, i motivi che si nascondo dietro a questa superstizione?
Perché si pensa che venerdì 13 porti sfortuna
Forse non tutti sanno che la paura di questo numero, il 13 per l’appunto, ha anche un nome: si chiama in termine tecnico “Triskaidekaphobia“, una parola che deriva dal greco (dove “treiskaídeka” è la traduzione della relativa cifra). Il termine fu coniato per la prima volta nel libro Abnormal Psychology di Isador Coriat. Si pensa che questo timore, per così dire, matematico sia legato alle vecchie carte dei tarocchi in uso nel Medioevo: in alcuni mazzi, infatti, il numero 13 era associato alla morte. C’è anche un’altra possibile teoria legata al fatto che al momento dell’Ultima Cena di Gesù Cristo, a essere seduti a tavola erano appunto in 13 (si dice, inoltre, che Giuda Iscariota potrebbe essere stato il 13° ad accomodarsi, anche se quest’ultima ipotesi è oggetto di controversie).

Sempre in un’ottica religiosa, per il resto, il venerdì viene tradizionalmente associato al giorno della crocifissione di Gesù, nonostante anche in questo caso la questione sia piuttosto discussa. Curiosamente, in ogni caso, non in tutto il mondo venerdì 13 corrisponde a una data funesta: in Spagna, per esempio, ad essere molto più temuto è il martedì 13.
Gli effetti sull’economia del venerdì 13
Incredibile ma vero la superstizione popolare è in grado di avere effetti anche sull’economia, oltre che sulla tranquillità delle persone. Secondo quanto spiegato al National Geographic da Donald Dossey, Stress Management Center e del Phobia Institute: «Ogni venerdì 13 rappresenta una perdita di 650-730 milioni di euro per l’economia, perché le persone non prendono l’aereo o non lavorano come in un giorno normale». Sembra infatti che i timori legati alla “iella” del venerdì 13 portino infatti molte persone a evitare di imbarcarsi in lunghi viaggi o persino ad acquistare casa.